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                               SERGEI CHEPIK  

                             MILAN

 Exposition d'oeuvres religieuses au Centre Culturel Français de Milan,
Palazzo delle Stelline, Corso Magenta 63,
du 17 janvier au 15 février 2008



 


Voir également l'Interview et le catalogue de l'exposition (pdf)

SERGEI CHEPIK, 54 anni, pittore franco-russo, è da oltre dieci anni salutato dalla stampa come "uno dei più grandi pittori viventi della Russia", "un visionario folgorante" e "uno degli artisti maggiori del nostro tempo". Presente in alcune importanti collezioni britanniche e americane, questo artista "inclassificabile", che ha ritratto Rudolf Noureev e Margaret Thatcher, e che ha realizzato per la Cattedrale di Saint Paul a Londra quattro immense tele inaugurate nel gennaio 2005 intitolate La Via, la Verità, la Vita, vive e lavora a Parigi dal 1988.

Per questa prima mostra in Italia, invitato dal Centre Culturel Français de Milan, Chepik ha scelto di presentare opere di ispirazione religiosa tra le quali una Cena dipinta specialmente in omaggio al capolavoro di Leonardo situato a due passi dal Centre, nel convento di Santa Maria delle Grazie.

Le composizioni monumentali per la cattedrale di Saint Paul, delle quali verranno presentati alcuni schizzi e disegni preparatori, rappresentano di fatto il compimento di una ispirazione religiosa che si è manifestata a partire dagli anni di studio trascorsi all'Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo, terminati brillantemente nel 1978. Negli anni 1987-1988, tale ispirazione religiosa ha prodotto il trittico Crocifissione, Pietà, Apocalisse che costituice una riflessione sulla storia tragica della Russia del XX secolo utilizzando il linguaggio dell'iconografia cristiana, così come l'imponente polittico del 1999 intitolato La Russia crocifissa. In Francia, a partire dal 1988, essa ha continuato con opere propriamente cristiane come Golgota (1989-1996), La Passione del Cristo (1990), l'Apocalisse (2002) e la Passione (2004). Tuttavia, La Via, la Verità, la Vita rappresenta a sua volta il punto di partenza di una nuova ispirazione religiosa che ha prodotto tra il 2005 e il 2007 tre opere maggiori: il Profeta, la Redenzione e la Cena.

Per questo artista, esperto conoscitore della storia dell'arte, la pittura religiosa rappresenta soprattutto « l'occasione di misurarsi con i grandi maestri del passato, non certo per orgoglio o per arroganza, ma perché un artista progredisce nella propria arte soltanto quando osa affrontare i maestri ». Inoltre, essa offre   « temi eterni, universali che riguardano sempre gli uomini contemporanei e parlano loro del mondo attuale ». Infine, in questi tempi di "cristianofobia", la pittura religiosa appare come un tema audace, se non pericoloso. Chepik ama evocare i papi mecenati che, come Giulio II, mettevano intelligentemente i grandi artisti al servizio della Chiesa. Ciò significa che egli si sarebbe ben visto nei panni di un pittore nell'epoca del Rinascimento italiano e che si sente estraneo in questo secolo? No! Egli stesso ha confessato di essere molto affascinato dal nostro tempo, soprattutto per la sfida che essa lancia ad ogni artista, non soltanto cristiano, ma, più in generale, ad ogni artista legato ad una tradizione culturale che ha reso grande l'Occidente: "Certo mi dispiace che siano scomparsi quegli uomini eruditi e raffinati che incoraggiavano le arti come accadeva durante il Rinascimento, eppure trovo molto più interessante vivere nella nostra epoca. Era indubbiamente più facile per gli artisti lavorare in quelle società omogenee, unite dalla stessa fede e dagli stessi principi, mentre oggi, cosa anche questa appassionante, l'artista autentico e libero deve lottare controcorrente.... ».

Controcorrente in Unione sovientica fino al suo esilio volontario avvenuto nel 1988, controcorrente da allora in Occidente, in particolar modo in Francia, rispetto ad una certa Arte detta Contemporanea, Chepik, ieri come oggi, resiste, fedele al proprio credo artistico, scegliendo di dipingere, laggiù come qui in Francia, "a tempo e in controtempo".

Nato a Kiev nel 1953, da padre pittore e madre scultrice, cresciuto in una famiglia attenta alla conservazione dei valori e della cultura della Russia quale era prima del 1917, Chepik ha iniziato a dipingere a cinque anni. Ammesso nella prestigiosa Accademia delle Belle Arti di San   Pietroburgo, si diploma brillantemente nel 1978   e lavora subito alle prime opere, attraversando in lungo e in largo la Russia e perfezionandosi al corso dell'accademico Andrej Mylnikov, allievo di Igor Grabar che fu, con Alexandre Benois, uno dei teorici del prestigioso movimento del Mondo dell'Arte animato da Sergej Diaghilev. Dei lunghi anni di apprendimento presso maestri liberali ed esigenti, Chepik conserva il gusto per l'eccellenza e il rispetto dell'eredità artistica lasciata dai secoli precedenti.

Il suo capolavoro, La Casa dei Morti, vietata in URSS, ha determinato l'esilio volontario in Francia ed ha ricevuto nel 1988 il Grand Prix del Salon d'Automne. L'anno seguente, L'Albero riceve il premio della Città di Monaco. Nel 1990, la prima retrospettiva di Chepik a Londra, presso la Roy Miles Gallery, riscuote uno straordinario successo. Il Daily Telegraph titola « E' nato un nuovo genio russo » e Margaret Thatcher, allora Primo Ministro, riceve Chepik al Parlamento. Da allora, egli espone ogni anno a Londra, alla Roy Miles Gallery e, dal 1997, alla Catto Gallery, ma anche a Parigi, dove l'Espace Pierre Cardin accoglie una sua retrospettiva nel 2004.

Avvezzo a tutte le tecniche - acquarello,   pittura ad olio, acquaforte, ceramica, scultura -, Chepik ha una perfetta padronanza di tutti i generi, dal ritratto in cui eccelle alla composizione che predilige, dal paesaggio alla natura morta e alla scena di genere. Ama misurarsi con i grandi maestri che egli ammira piuttosto che cedere alla tentazione della tabula rasa. Decisamente figurativo, egli deplora la soggettività sbrigliata e il dilettantismo che, secondo lui,   hanno condotto l'arte occidentale contemporanea in un vicolo cieco. Chepik fa parte di quel genere di artisti scrupolosi ed esigenti per i quali l'arte è un mestiere difficile che non si improvvisa e che richiede, oltre a talento e immaginazione, anche lavoro, pazienza e volontà.

I temi che tratta sono molto vari ma compongono un universo particolare immediatamente riconoscibile. Vi sono certo le vaste composizioni istoriosofistiche sulla Russia nelle quali Chepik continua, tela dopo tela, ad interrogarsi sul destino tragico del suo paese nativo; vi è la pittura monumentale religiosa che occupa un posto privilegiato in questo artista cristiano ortodosso; ma vi sono anche temi nati dall'esilio in Francia, dalla vita quotidiana a Montmartre e dai numerosi viaggi attraverso l'Europa : Parigi e le guglie di Notre-Dame, Venezia e il Carnevale, Siviglia e le processioni religiose, Arles e le corride, il circo di sempre e il mondo dello spettacolo, il ring del pugilato o il dietro le quinte del Moulin Rouge.


 

 

 (c) Sergei Chepik